“Fabio Motta è una delle rivelazioni bolgheresi degli ultimi anni. Dopo la laurea in agraria e l’esperienza in cantina da Michele Satta avvia il suo progetto, oggi solido nella definizione stilistica dei vini e nell’organizzazione complessiva. Siamo ai piedi della collina di Castagneto Carducci, in località Le Pievi, dove vengono coltivate le varietà a bacca nera, mentre in zona Fornacelle ci sono quelle bianche, a cominciare dal vermentino. La morbidezza del Merlot, la fibra elegante del Cabernet, la complessità del Sangiovese. Un vino che racconta in modo semplice la ricchezza di Bolgheri: maturità mediterranea e beva succosa.
Pappardelle al sugo d’anatra, gnocchi al Castelmagno, cacciucco, fonduta alla valdostana
Affinamento
Fermentazione ed affinamento in cemento; lieviti indigeni; malolattica svolta.
“Fabio Motta è una delle rivelazioni bolgheresi degli ultimi anni. Dopo la laurea in agraria e l’esperienza in cantina da Michele Satta avvia il suo progetto, oggi solido nella definizione stilistica dei vini e nell’organizzazione complessiva. Siamo ai piedi della collina di Castagneto Carducci, in località Le Pievi, dove vengono coltivate le varietà a bacca nera, mentre in zona Fornacelle ci sono quelle bianche, a cominciare dal vermentino. La morbidezza del Merlot, la fibra elegante del Cabernet, la complessità del Sangiovese. Un vino che racconta in modo semplice la ricchezza di Bolgheri: maturità mediterranea e beva succosa.
Un vitigno storico calabrese, il Mantonico, rivalutato dopo anni di ricerca sul territorio e coltivato nella Tenuta Rosaneti. Da questi suoloi ricchi di arenaria nasce un bianco complesso, opulento e di grande logevità. È ricco, denso e succoso, animato da profumi di erbe e frutta bianca. È prodotto con fermentazione in barrique e affinamento sulle fecce fini per 8 mesi
Il Cirò Bianco di Cataldo Calabretta è un altro esempio di come questo giovane viticoltore calabrese è riuscito a valorizzare il territorio da cui proviene e le potenzialità che esso offre. Quella di Cataldo è una storia che parte da lontano, che scorre lenta lungo le radici della sua famiglia che da quattro generazioni produce vino nelle campagne di Crotone; Cataldo, dopo gli studi in enologia e viticoltura a Milano, ha deciso di dare una verve nuova all’azienda di famiglia, puntando da subito sulla conversione biologica e su una filosofia produttiva che lascia spazio alla vigna e alle uve.
Dall’inconfondibile carattere mediterraneo, Rupes è un amaro il cui nome sembra risalire al luogo in cui veniva distillato, agli inizi dell’800, ai piedi della Rupe di Rocella; sono ben 30 le erbe che concorrono alla sua preparazione, tutte lavorate seguendo un preciso protocollo artigianale che prevede una macerazione, a freddo, in alcol di purissima qualità, per estrarre tutte le componenti delle botaniche: tra queste spiccano le foglie di alloro, la liquirizia calabrese e il finocchietto selvatico, che vanno a tracciare un profilo profondo, balsamico e misterioso, semplicemente perfetto da sorseggiare come digestivo
Lo spaghetto è il formato di pasta più conosciuto e venduto nel mondo, diventato con gli anni il simbolo della cultura culinaria italiana nonché degno rappresentante dell’Italia all’estero.
Greko è senz’altro il vino più intrigante di Menat, nato come una sfida d’interpretazione del Greco, vitigno autoctono dalla maturazione fenolica difficile da esaltare in purezza. Vista la relativa bassa acidità e il poco alcol ma anche la grande predisposizione delle sue bucce alla macerazione, si decide di optare per una ‘ricetta’ del Kakheti, regione georgiana dove le macerazioni sono più spinte, e di lasciare il Greco per 6 mesi su tutte le bucce, per poi torchiarle nuovamente al momento della svinatura e unire tutto in un’unica soluzione, cercando la dinamicità della beva nel sale e nei polifenoli. Naso esotico con richiami di uva, té, agrumi e spezie. Bocca dalla struttura polifenolica agile, quasi eterea, sapida, da deglutizione e beva abbondante più che da assaggio